tag:blogger.com,1999:blog-4850464590860033442.post3202618761124153268..comments2012-03-30T01:12:20.321-07:00Comments on I Concerti del "5 Aprile" - Adriano Castaldini: IL PRIVATO L'INTIMO IL SOTTRATTO per pianoforte e live-electronics (5-4-2010)adrjorkhttp://www.blogger.com/profile/07059582475208433163noreply@blogger.comBlogger5125tag:blogger.com,1999:blog-4850464590860033442.post-2116233922555114082010-12-16T01:21:33.145-08:002010-12-16T01:21:33.145-08:00siete fuori di testasiete fuori di testaAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4850464590860033442.post-13675322151622511362010-08-18T04:03:07.167-07:002010-08-18T04:03:07.167-07:00Sempre un abbraccio forte caro AdrianoSempre un abbraccio forte caro AdrianoAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4850464590860033442.post-77058386472202983112010-04-14T12:17:20.978-07:002010-04-14T12:17:20.978-07:00“Robert. Alexander! Schumann.”
Von Trieeeeeer…. R...“Robert. Alexander! Schumann.” <br />Von Trieeeeeer…. Ricattatore, calibratissimo, quasi manieristico nell’amore per il dettaglio semplice, privato. Il bicchiere di latte, l’oggettistica casalinga, “l’odore della casa da vecchi” del noto regista… Tutti piccoli oggetti ricomparsi in quelle due ore. Una stanza piccina dove venivano confezionati quadri fantastici di una Venezia idilliaca, un salotto che sa di casa, una stanza d’ospedale che brilla del colore della calce, una voce che vibra scandendo un nome e facendoci tutti sobbalzare sulle poltrone rosse del teatro. L’oggettistica del quotidiano, del privato, portata dinanzi a chi può forse lontanamente capire, ma che in realtà non può far altro che subire quell’ingiusto tormento, quell’immagine in bianco e nero che ruota con violenza sullo schermo, mentre il pianoforte si contorce sotto i suoi dettami elettronici. Eccolo, Adriano Von Trier che ancora una volta ci travolge in maniera violentissima, incredibilmente, ripeto: ancora una volta, semplicemente facendo qualcosa per se stesso. Il pubblico è solo un filtro, è solo necessario per avere la conferma che il lavoro fatto non è stato immaginazione e soprattutto che non ha funzionato per un’unica persona (l’esecutore), ma per quasi duecento, che hanno subito inermi un bombardamento… Che sanno di non poter capire del tutto. Ma sono lì, a fare da bravi il filtro per un dolore che viene esorcizzato mostrando la violenza di un’onda sfumata nel grigio, di un rimbombo che cambia impercettibilmente da una “stanza” all’altra. E sono lì, forse non tutti, ma qualcuno sì, a restare immobili, sbigottiti nel rendersi conto che in quel teatro c’è un fantasma, che rimbomba nell’aria. Un’esclamazione: “Robert. Alexander! Schumann.”. Che strano sentire che di un corpo può restare un traccia d’aria che vibra, autorevole e teatrale. Incredibile che ad un corpo possa sopravvivere una sua traccia, alla fine un corpo stesso, che si contorce dolcemente, si sfibra, diviene metallico, e scivola con una tenerezza infinita sulle note del pianoforte. Il figlio picchia i tasti, le note cristalline, come schegge di ghiaccio schizzano nell’aria sublimando. È Adriano che scherza, punzecchia teneramente il padre, come se con le dita ne colpisse dolcemente le braccia, i fianchi, per fargli il solletico. Luigino lo rimprovera con ariosi respiri, che si sciolgono nel riverbero, come il calore del fiato sul viso di una persona amata. Questo strumento a corda scivola sugli spigoli di avorio delle note del pianoforte, sorge e si spegne dolcissimo, tiepido, caldo, disegnando curve arancioni che passano nel petto di chi ascolta come lame calde. I toni più bassi sono inequivocabilmente un coro di voci, tanti Luigino che respirano in tubi di rame, tra lame rosse ed arancioni che avvolgono le dita di Adriano, che lo rimproverano teneramente. “Beeeeeecooooo….”.<br />Ognuno di noi ha preso parte ad un atto importantissimo di un lutto mai superato. Facendo da spettatori, col viso alzato verso Adriano, su quel palco, cercavamo di sorreggerlo, di tenerlo in alto, di sollevarlo da quel lutto, dicendogli “ Siamo qui.” Ma in realtà su quel palco Adriano sapeva benissimo di essere solo e noi sapevamo che lo voleva essere. O meglio, sapevamo che su quel palco erano in due: Luigino e lui. Gli sguardi ad un ipotetico cielo di quest’ultimo ci facevano capire che lì c’erano solo loro due, noi tutti in platea o in galleria eravamo un in più. Ma poco importa, eravamo parte di un ricattatorio esperimento alla Frankenstein, che riassemblava parti di sé e in realtà non parti di un cadavere o di un lutto, ma pure parti di sé immerse in un lutto.<br />Adriano, al solito. Vivere ogni cosa in maniera assoluta e catartica è tua prerogativa. Noi tutti ti amiamo per questo. Ci hai spezzettato il cuore, e speravi che un po’ di quei pezzetti restassero sul pavimento del teatro. E alla fine è stato così. Anche se tutti sappiamo che l’unico vero commento che vale è quello che avrebbe espresso tuo padre: “Mona!”<br />Ahahahah. Ti abbraccio Adri.Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/11529530545585963942noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4850464590860033442.post-87951152576893797812010-03-13T07:44:17.013-08:002010-03-13T07:44:17.013-08:00complimenti per l'iniziativa, mi piacerebbe po...complimenti per l'iniziativa, mi piacerebbe poter assistere, ma sarò nella punta diametralmente opposta della penisola<br />;)<br />huskAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4850464590860033442.post-71573018880143899242010-03-08T10:17:39.431-08:002010-03-08T10:17:39.431-08:00"Ho detto: apra la finestra, da qualche giorn..."Ho detto: apra la finestra, da qualche giorno io so volare". Buon volo a te Adriano e a LuiginoAnonymousnoreply@blogger.com